La Rosa vince al debutto, Meucci secondo in Giappone nella bufera!

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Il toscano si aggiudica la Treviso Marathon con il convincente crono di 2h12:05, grazie ad un deciso cambio di ritmo nella seconda parte di percorso (le due metà di gara cronometrate in 1h06:55 e 1h05:10)

In una giornata di sicuro significato per la maratona italiana, il movimento tricolore scopre un nuovo esponente di vertice. Si tratta di Stefano La Rosa (Carabinieri), che centra un esordio da ricordare sui 42 chilometri, vincendo la Treviso Marathon in 2h12:05. Non si tratta in realtà di una vera sorpresa, perché da tempo si attendeva la “prima” del grossetano sulla distanza lunga, dopo anni da protagonista continentale nel mezzofondo prolungato. Il percorso di preparazione allestito con il coach di sempre, Claudio Panozzo, ha trovato la sua espressione sulle strade trevigiane, al termine di una prova maiuscola e contraddistinta da un notevole negative split. La prima parte di gara, ottimamente lanciata da un Ruggero Pertile sempre più “allenatore in campo” dei maratoneti azzurri, è stata contraddistinta infatti da ritmi regolari e tutt’altro che forsennati (31:57, 1h06:55 alla mezza).

Poi, a scatenarsi, è stato proprio La Rosa, che è prima rimasto solo con il keniano Ngeno (1h34:35 al trentesimo), e poi si è involato solitario verso il traguardo, tagliato in 2h12:05 (seconda frazione in 1h05:10). Performance robusta, che mette il toscano al terzo posto, alle spalle del corregionale Meucci (con il 2h11:10 di Otsu di stamane) nella lista europea stagionale. Esperimento, se tale poteva essere considerato, decisamente riuscito. Con i complimenti agli organizzatori di Treviso che hanno saputo vedere lungo e si sono aggiudicati la performance dell’azzurro. In campo femminile, vittoria per Laura Giordano (Atletica Silca Conegliano) in 2h39:29.

“Era un esordio, e in situazioni del genere non sai mai cosa può accadere – dice Stefano La Rosa – ma tutto è andato bene, a tal punto che mi dispiace anche per non essere passato un filo più forte nella prima metà gara. Aver corso da solo gli ultimi 12 chilometri non mi ha aiutato, certo, in ogni caso mi basta aver capito che in maratona posso provare a dire la mia”. La preparazione ha visto il carabiniere di Grosseto allenarsi sulle strade toscane. “Tra casa e il centro di San Rocco, vicino Siena, dove si allena un bel gruppo di atleti ugandesi. Con loro abbiamo stabilito un buon feeling, e questo mi ha portato a sostenere meglio i carichi di lavoro necessari per affrontare la maratona”. Il futuro agonistico, però, è tutt’altro che definito. “Voglio confrontarmi con il Direttore tecnico Massimo Magnani, per capire quale possa essere il mio percorso. A breve sicuramente ci sarà una settimana di riposo, e poi, più avanti, un periodo di preparazione in quota negli Stati Uniti la gara di Palo Alto, dove proverò a correre i 10000 metri. Non è escluso che il lavoro per la maratona riesca a darmi un vantaggio nelle prove in pista”.

Lake Biwa, Meucci secondo nel diluvio

01 Marzo 2015

Daniele Meucci (Foto FIDAL Colombo)

Condizioni atmosferiche difficili nella maratona giapponese di Otsu. Vittoria al keniano Ndungu (2h09:08), l’azzurro gestisce bene gli avversari e centra il secondo posto in 2h11:10

 La pioggia rovina i progetti di Daniele Meucci, ma il secondo posto centrato nella notte italiana a Otsu (Giappone), nella Maratona di Lake Biwa, conferma la crescita dell’azzurro, sempre più specialista internazionale dei 42km. Meucci si inchina solo al keniano Samuel Ndungu (2h09:08), fuggito intorno al trentesimo chilometro, ma legge bene la parte finale di gara e regola i compagni di corsa in 2h11:10, due soli secondi oltre il suo personale (il crono con cui si è imposto a Zurigo, lo scorso agosto, nei Campionati Europei). Propositi di grandi tempi messi in archivio fin dal via: pioggia battente, temperatura bassa, e il consueto soffio del vento intorno al lago Biwa che è un po ‘ la caratteristica di questa gara (valida come prova di selezione giapponese per i Mondiali di Pechino del prossimo agosto). Mix difficilmente compatibile con una prova di maratona.

Dopo un passaggio a metà corsa di circa un minuto più lento rispetto ai piani (1h04:39), tutto scorre secondo copione fino al trentesimo chilometro, quando Ndungu (PB di 2h07:04 ottenuto proprio vincendo a Otsu nel 2012), il giapponese Kazuhiro Maeda, e il mongolo Ser-Od Bat-Ochir (personale da 2h08:50) danno il primo impulso, lasciando la compagnia del gruppo. Meucci e l’altro giapponese Yonezawa si lanciano all’inseguimento, ma solo l’azzurro riesce a chiudere il gap, andando così a completare il quartetto di testa. Prima del 35esimo km Ndungu affonda di nuovo, scavando un ulteriore solco tra sé e i compagni di fuga (36 secondi al 35esimo km, 1h47:12 per il battistrada, 1h47:48 per il trio). Le condizioni atmosferiche peggiorano, Bat-Ochir prova la carta della sorpresa sfruttando il rifornimento; Maeda crolla, mentre Meucci finisce di bere prima di lanciarsi all’inseguimento, completato senza apparenti difficoltà. A quel punto la gara del pisano cambia: l’obiettivo diventa il piazzamento, che arriva con una bella volata finale nel giro e mezzo di pista conclusivo. Ndungu bissa il successo del 2012 (quando si impose in 2h07:04) andando a vincere in 2h09:08; Meucci è secondo in 2h11:10, Bat-Ochir è terzo in 2h11:18, Maeda quanto in 2h11:46.

“Quello di Meucci – racconta dal Giappone il DTO Massimo Magnani, che è anche l’allenatore del portacolori dell’Esercito – è un risultato davvero notevole. Anzi, direi che è un ulteriore passo in avanti sulla strada che porta all’Olimpiade di Rio de Janeiro. Oggi le condizioni erano davvero al limite, con pioggia continua, a tratti battente, vento in più punti, e temperatura molto bassa. Daniele ha dimostrato di sapersi muovere in corsa con grande capacità tattica, di fronte ad avversari molto più esperti di lui. Non è arrivato un tempo di rilievo, ma posso dire che quel che ha fatto oggi certifica il suo valore, non solo in prospettiva”.

Marco Sicari

Split Meucci
10km 30:35
15km 45:42
20km 1h01:12
21,097km 1h04:39
25km 1h16:34
30km 1h32:07
35km 1h47:48

Lake Biwa Marathon – Otsu, Shiga
Classifica

  1. Samuel Ndungu (Kenya) – 2:09:08
  2. Daniele Meucci (Italia) – 2:11:10
  3. Ser-Od Bat-Ochir (Mongolia) – 2:11:18
  4. Kazuhiro Maeda (Japan) – 2:11:46
  5. Takuya Noguchi (Japan) – 2:12:29
  6. Eric Ndiema (Kenya) – 2:13:28
  7. Bazu Worku (Ethiopia) – 2:13:32
  8. Rui Yonezawa (Japan) – 2:14:13
  9. Satoru Sasaki (Japan) – 2:14:27
  10. Kenji Higashino (Japan) – 2:14:48

 

“Tanta acqua così non l’avevo mai presa, nemmeno quando giocavo a pallone, in inverno, da ragazzino”. Ride Daniele Meucci, pensando alla maratona appena conclusa a Otsu, in Giappone. Il suo 2h11:10, buono per il secondo posto alle spalle del keniano Ndungu (2h09:08) è tempo che va interpretato, alla luce di condizioni atmosferiche davvero al limite. “Siamo partiti sotto la pioggia battente – prosegue l’ingegnere pisano – e nel prosieguo, spesso ci sono stati momenti di vero e proprio diluvio, con un vento che faceva alzare ondate sul lago Biwa, accanto a noi. Ho capito subito che non era giornata da primati. Dopo il passaggio ai 5km, mi sono detto: Daniele, oggi il crono non si guarda proprio, si corre uomo contro uomo. E così è stato”.

Il vincitore, Samuel Ndungu, secondo Meucci, ha dominato la prova: “Sì, ci ha quasi preso in giro, i suoi strappi hanno caratterizzato la corsa (anche un passaggio da 2:50 tra il 22esimo ed il 23esimo km!). Ha vissuto per sette anni in Giappone, è di casa qui a Otsu, e ha fatto un po’ quel che voleva, anche con le lepri. Ho provato a rispondere alla sua azione, ma quando ho capito che non avrei ricevuto aiuto dai compagni di inseguimento, ho preferito cominciare a pensare al piazzamento”.

Le sensazioni del dopo corsa sono contrastanti: “Rimane un po’ d’amaro in bocca per non essere riuscito a limare il personale, ma analizzando la mia gara, devo essere contento per come ho gestito la situazione. Mi sono piaciuto, ho sempre risposto nel modo corretto ai movimenti degli avversari, senza foga. E negli ultimi 5km, quando è stato chiaro che il confronto sarebbe stato solo per il secondo posto, penso di aver corso anche sotto ritmo. Non ho sentito i muri del trentesimo o del trentacinquesimo chilometro, non ho avuto timori, e anche questo mi dà soddisfazione. Quando siamo entrati in pista, mi sono sentito a casa…”. Otto secondi in poco più di un giro al mongolo Bat-Ochir, a sottolineare la condizione dell’italiano.

Massimo Magnani, il Direttore tecnico-coach, parla di notevole passo avanti; l’azzurro, come suo solito, preferisce essere prudente. “E’ stata sicuramente un’esperienza importante. Correre con queste condizioni è stato istruttivo, ed il risultato certamente aumenta la mia sicurezza. Ma io devo ancora studiare parecchio come maratoneta. Posso aggiungere che mi trovo molto più a mio agio quando si corre uomo contro uomo, quelle sono le sfide che mi piacciono, che vivo con maggiore partecipazione. Il confronto diretto è la mia dimensione”. Adesso, rotta su Pechino, direzione Mondiali. In agosto, c’è una lezione importante. Alla quale l’ingegner Meucci non vuole assolutamente mancare.

Marco Sicari

 

 

 

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