Cosa c’è dietro la cattiva abitudine di giudicare le prestazioni altrui? Ecco perché non farlo.
Tra runner accade spesso che ci si soffermi a giudicare le prestazioni altrui. Si osserva l’altro con mix di sospetto, invidia e disappunto, ci si sente quasi sollevati dei suoi insuccessi e invece ci si rammarica quando non si riesce a fare altrettanto, quando l’altro, qualsiasi cosa facciamo, è sempre un gradino più su. Inutile dire che questo non è esattamente lo spirito del running. Anzi. Rispetto alla maggior parte degli sport – sia quelli che si praticano individualmente che quelli da praticare in squadra, dove dunque lo spirito di collaborazione e la solidarietà è estremamente importante – il running ha una particolarità: l’avversario non è mai l’altro, ma l’avversario siamo noi stessi.
Anche quando si partecipa a una gara, la vera sfida non è mai con gli altri runner, ma con se stessi. Ed è proprio per questo motivo che fare paragoni, osservando le prestazioni altrui per il puro gusto di giudicarle e riscontrarne magari quanti più punti deboli possibile, è del tutto inutile, oltre che controproducente. Il vero runner, infatti, sa fin troppo bene che la vittoria non coincide con il raggiungere per primi il traguardo di una gara. Al contrario, la vittoria sta tutta nel correre, sfidando se stessi e le proprie capacità, e raggiungere il traguardo. Primi, secondi, ultimi: non conta il posizionamento, non cantano i tempi cronometrati al secondo; conta il fatto di mettersi alla prova e riuscire a raggiungere gli obiettivi che di volta in volta ci si prefigge.
E alla fine possiamo tranquillamente dire che non è importante neanche il traguardo in sé. Questo dipende infatti da molteplici fattori quali l’esperienza del runner, le sue capacità, le modalità d’allenamento e l’entità degli allenamenti stessi, oltre che ovviamente dalla condizione di runner professionista o semplice amatore della disciplina. Quello che conta è dare sempre il massimo, sfidare le proprie capacità e ridefinire i propri limiti, avanzando step dopo step, vittoria dopo vittoria, con la consapevolezza che nel running si vince ogni volta che si raggiunge l’agognato obiettivo, indipendentemente da quale esso sia. Certo, non è reato commentare le prestazioni altrui, scherzarci sopra oppure analizzarne accuratamente, tuttavia bisogna tenere ben presente che gli altri non sono noi.
Ognuno ha delle problematiche strettamente personali, nonché delle attitudini altrettanto soggettive, e la prestazione è il risultato di questi fattori cui si uniscono ovviamente volontà, spirito di sacrificio e duro allenamento. Per cui non di rado quel runner additato e forse anche velatamente preso in giro per la prestazione scadente, considera – giustamente! – una vittoria anche il semplice fatto di essere arrivato al traguardo. E quel runner probabilmente è molto più felice di chi al traguardo ci è arrivato nel gruppo dei primi, ma non è soddisfatto perché sa di non aver fatto del proprio meglio, e sa che non ha vinto la sfida con se stesso.
C’è chi ha pochissimo tempo per allenarsi, chi ha importanti problemi fisici e chi semplicemente considera il running solo un salutare divertimento, per cui non ha alcuna voglia di competere o di dare il massimo; ognuna di queste condizioni va rispettata nello stesso modo in cui vanno rispettati quelli che, invece, il massimo lo danno e ottengono risultati notevoli. Questi runner non sono necessariamente “dopati”, come li accusa qualcuno. Semplicemente si sono impegnati di più e sono più capaci di noi!
Il Team di RunningMania