La dieta italiana compie dieci anni; è infatti nata nel 2003 dall’analisi delle due diete più in voga in quel momento fra gli sportivi, la dieta mediterranea e la dieta a zona.
Entrambi i modelli alimentari evidenziano chiari limiti nell’applicazione e/o nei risultati. Se la dieta mediterranea non è stata in grado di sconfiggere il sovrappeso, la dieta a zona è stata presto ridimensionata perché molti risultati che Sears aveva dato per scientifici e scontati sono stati messi in dubbio dalla ricerca e dall’evidenza (per esempio, in campo sportivo è evidente che si possono vincere medaglie olimpiche senza seguire la zona, anzi, la quasi totalità dei campioni olimpici non la segue!); inoltre è apparso chiaro che, senza una grossa motivazione, il seguirla comporta un atteggiamento piuttosto ossessivo nei confronti del cibo.
Le due leggi dell’alimentazione
La dieta italiana soddisfa le due semplici leggi che dovrebbero regolare ogni modello alimentare.
Prima legge dell’alimentazione – Il regime alimentare deve portare il soggetto ad avere una massa grassa inferiore al limite di sovrappeso.
Questa legge sembra semplice e banale, ma è la legge antiobesità: è inutile fare esperimenti e statistiche su soggetti sovrappeso, quando si sa ormai per certo che l’obesità è un fattore di rischio per moltissime patologie. Uno stesso alimento assunto da persone obese fa maggiori danni che se assunto da persone con la corretta massa grassa. Ciò evita di demonizzare un alimento, come per esempio i grassi saturi di origine animale: per avere una massa grassa corretta non è possibile che il soggetto assuma una quantità pericolosa di grassi saturi, comportamento tipico di chi normalmente ha un’alimentazione errata. Qual è il limite di sovrappeso? È su questo limite che gli scienziati devono discutere. La dieta italiana fissa parametri molto precisi.
Seconda legge dell’alimentazione – Il regime alimentare deve rispettare la corretta ripartizione dei macronutrienti.
Anche in questo caso non si demonizza nessun cibo, ma si stabiliscono intervalli ragionevoli in cui il soggetto può muoversi. Compito dello studioso è fissare per le caratteristiche del soggetto la sua ripartizione ottimale, all’interno della quale il soggetto è libero di muoversi. Non è sensata l’affermazione (negativa): “Mangiate pochi grassi”, perché ottiene lo scopo di portare il soggetto ad abbuffarsi di carboidrati, tanto “sono i grassi che fanno ingrassare”. È invece sensata un’affermazione del tipo: “la percentuale di grassi nella dieta deve essere del 30%”. Per esempio la dieta italiana consiglia una ripartizione del tipo 45% carboidrati, 15% proteine, 25% grassi con un 15% che andrebbe modulato in base al soggetto (per esempio alla sua attività fisica).
La dieta italiana è quindi un modello alimentare che
- può essere seguito da tutti e per sempre;
- ha come risultato la massima salute dell’individuo senza penalizzare la qualità della vita con un atteggiamento troppo maniacale verso l’alimentazione.
Se si vuole,
la dieta italiana è una versione scientifica della dieta mediterranea.
Il suo rapporto con la zona si intuisce dal fatto che molti zonisti, una volta stanchi delle limitazioni e dei vincoli del modello di Sears, continuano ad affermare che seguono la zona, ma, di fatto, non fanno altro che seguire la dieta italiana, avendo conservato della zona solo l’attenzione:
- alla quantità di cibo;
- ai macronutrienti, con l’aumento della quota proteica e la riduzione di quella glicidica;
- alla qualità dei cibi con l’eliminazione dei grassi trans, dei cibi con zucchero aggiunto, con la moderazione nel consumo di alcolici ecc.
Le caratteristiche della dieta italiana
Le 25 regole della dieta possono essere riassunte in alcuni punti fondamentali:
- Essere magri è necessario per essere sani– Il sovrappeso è una condizione invalidante. Molte indicazioni alimentari (limitare i grassi saturi, limitare gli zuccheri ad alto indice glicemico, assumere molte fibre ecc.) sono del tutto inutili perché in un corpo forte il solo vincolo del sovrappeso limita praticamente ogni posizione salutisticamente errata (in altri termini, se una persona vuole rimanere magra non può eccedere con errori alimentari). La dieta italiana fissa nuovi e più realistici limiti di sovrappeso con la definizione di nuove tabelle di magrezza, più rigide di quelle ormai superate dell’OMS.
- Sport e alimentazione sono un binomio indissolubile – È inutile limitarsi a consigliare di fare attività fisica, quando si sa benissimo che senza fare sport un soggetto in sovrappeso non riuscirà mai a dimagrire significativamente a causa di restrizioni troppo pesanti nella sua dieta. Meglio avere il coraggio di dire che fare sport è necessario.
- Sapere cosa e quanto mangiare – Nessuno guiderebbe un aereo semplicemente seguendo le indicazioni che un ottimo pilota dà dalla torre di controllo. Una qualunque persona sensata deciderebbe prima di imparare a volare. Eppure milioni di persone si illudono di mangiare bene semplicemente seguendo schemi desunti da un giornale o dalla consulenza di un dietologo che le ha fornite di qualche paginetta di pranzi di riferimento. Senza una coscienza alimentare ogni dieta è destinata al fallimento.
- Eliminare i cibi chimici nocivi – La dieta italiana non demonizza nessun cibo purché non sia provata la sua nocività. In particolare elimina i cibi contenenti grassi trans, in particolare grassi/oli vegetali idrogenati (margarina compresa) e conservanti nocivi (come i nitrati e i nitriti dei salumi e della carne in scatola); limita l’impiego di quelli con etichetta nutrizionale non chiara, per esempio recante ingredienti non meglio identificati come “grassi vegetali” o “oli vegetali”, oppure con ingredienti che servono solo per ingannare il consumatore (coloranti, esaltatori di sapidità come il glutammato, polifosfati ecc.). Ha definito una carta degli additivi per guidare il consumatore alla scelta consapevole di ciò che mangia.
Il metodo Albanesi
Il terzo punto dell’elenco sopraccitato costituisce quella che la dieta italiana chiama coscienza alimentare. Per spiegare alla popolazione come si forma una coscienza alimentare, nel 2005 è nato il Metodo Albanesi. Il metodo non è che un corso di 10 lezioni alimentari e 10 lezioni sportive che consentono a chiunque di gestire da sé la propria alimentazione e di iniziare la pratica di un’attività sportiva di supporto al modello alimentare.
La cucina ASI
Come ulteriore arma per la sconfitta del sovrappeso, la dieta italiana ha proposto un modello di cucina; la cucina ASI(acronimo che sta per appetibile, saziante, ipocalorica). A differenza della cucina dietetica, la cucina ASI non è affatto punitiva, tanto che la più recente versione (2007) è stata accolta con favore anche da addetti ai lavori nel campo della ristorazione.