Chi inizia a praticare sport, ma anche le persone che si allenano regolarmente da tempo, devono tenere costantemente monitorata la propria salute.
In particolare, è importante eseguire gli esami del sangue con regolarità, in quanto una intensa attività fisica potrebbe portare a manifestare delle carenze, soprattutto di ferro. Nel caso in cui questo dovesse accadere, finirebbero per risentirne le prestazioni dell’atleta.
Inizialmente, una riduzione del ferro provoca un calo della forza, che porta ad una progressiva riduzione della resistenza aerobica. Questo apparirà evidente soprattutto in chi è solito praticare degli sport nei quali è richiesta una certa resistenza, come il ciclismo o la corsa su medie o lunghe distanze. Sono diverse le cause che possono dar luogo ad una carenza di ferro nel sangue. Ad esempio, questa situazione può essere determinata da un insufficiente apporto del ferro derivante dall’alimentazione. In altri casi, pur mangiando i cibi “giusti”, può verificarsi una limitata capacità di assorbimento gastrointestinale. Ma anche un aumento della sudorazione può portare ad una riduzione del ferro all’interno dell’organismo. Infine, nelle donne, può essere determinata da cicli mestruali particolarmente abbondanti.
Alla carenza di ferro è stato attribuito un nome specifico, l’anemia. È possibile rilevarla sottoponendosi a delle semplici analisi del sangue. Sono 3 i valori clinici che fanno riferimento al ferro, ossia la sideremia (la concentrazione di ferro all’interno del sangue), la ferritina (la quantità che viene depositata nell’organismo) e la transferrina (una proteina il cui compito è quello di trasportare il ferro nei vari organi del corpo umani). In base a quale di questi valori risulta al di fuori dei suoi normali parametri occorrerà agire in modo diverso. Quando sono la sideremia e la ferritina a risultare particolarmente bassi, è possibile rimediare facendo ricorso alla vitamina B12 e all’acido folico.
In ogni caso, prima di procedere con il “fai da te” è opportuno contattare il proprio medico, sicuramente in grado di dare le giuste indicazioni per fare in modo che la terapia adottata si riveli perfetta per il caso in esame. Questo eviterà di assumere quantità eccessivamente elevate di ferro, che potrebbe anche portare a sviluppare disturbi a livello di fegato, oltre a problemi ancor più gravi quali diabete e cirrosi epatica.
Alcuni atleti, ad esempio coloro che praticano “endurance”, dovranno possibilmente seguire una dieta capace di apportare all’organismo una quantità compresa tra i 12 e i 16 mg/die, nel caso si tratti di un uomo. Per le donne ne occorreranno dai 17 ai 23 mg/die. È importante ricordare che alcuni fattori possono aumentare l’assorbimento (o, al contrario, ridurlo) del ferro stesso.
È possibile distinguere tra due tipologie di ferro. La prima (il ferro NON EME) è assimilabile da alimenti vegetali, dai cereali, dalle uova e da molte varietà di frutta. La seconda (il ferro EME) si trova in cibi come la carne e il pesce. Infine, deve essere segnalato come sostanze quali la caffeina, la teina e le fibre possono ostacolare l’assorbimento del cibo; al contrario, l’assunzione di vitamina C lo favorisce. Tenere monitorati i livelli di ferro è un primo passo importante per migliorare velocemente le proprie prestazioni sportive.
Il team di RunningMania