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Vegetaliani e corsa

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L’alimentazione vegetaliana (vegana) è quella che esclude dall’alimentazione ogni fonte di proteine animali.

Rimandando all’articolo generale per gli aspetti nutrizionistici della dieta vegana e ricordando l’enorme differenza con una dieta semplicemente ovolattovegetariana (che esclude solo il cibarsi di animali uccisi, ma consente l’impiego di proteine animali come uova, latte e derivati), vogliamo verificare se un tale modello alimentare sia compatibile con la massima espressione della prestazione nella corsa di resistenza.

Ho seguito personalmente l’evoluzione atletica di diversi vegani per quasi vent’anni e posso sicuramente concludere che non solo non esiste nessun vantaggio, ma addirittura che un tale tipo di alimentazione è penalizzante. Se si può discutere la penalizzazione nella quotidianità di un sedentario, in uno sportivo di resistenza l’handicap è certo. Si concretizza soprattutto attraverso un metabolismo che è troppo orientato ai glicidi:

  • scarse capacità di recupero
  • scarsa capacità di bruciare i grassi all’aumentare dell’intensità di corsa
  • scarsa capacità di ricorrere al protein burning.

Nel breve periodo il primo punto porta a un allenamento non ottimale, caratterizzato da ampie pause di recupero; nel lungo periodo a un invecchiamento atletico decisamente maggiore.

Probabilmente è possibile ovviare a tali inconvenienti, ma il vegano è spesso troppo legato al concetto che la sua alimentazione sia il non plus ultra ed è pertanto restio all’assunzione di integratori alimentari che compensino le carenze.

Vediamo i problemi “sportivi” del modello vegano dal punto di vista teorico.

Ferro – Non si tratta solo di avere meno fonti di ferro a disposizione, ma soprattutto del fatto che la biodisponibilità del ferro di provenienza vegetale è molto bassa, risultando meno di un terzo di quella del ferro di origine animale. Il ricorso a integratori può non migliorare significativamente la situazione perché la biodisponibilità di tali integratori è spesso veramente molto bassa. Probabilmente è per questo che negli sport di resistenza non esistono atleti a livello mondiale che seguono un’alimentazione vegana: l’organismo si abitua a una carenza cronica di ferro e l’eritropoiesi si adegua di conseguenza, generando valori ematici sempre molto bassi, non comunque da campione.

Altri minerali – L’assorbimento di alcuni minerali (come lo zinco) è reso difficoltoso dall’alto contenuto di fibre e dalla presenza di sostanze (come i tannini e i fitati). In altri casi (calcio) viene meno la fonte principale di approvvigionamento (latte e derivati).

Vitamine – Molti ricercatori ritengono che l’alimentazione non sia sufficiente per coprire il fabbisogno vitaminico per contrastare processi degenerativi come l’invecchiamento; con un’alimentazione vegana la situazione peggiora perché vengono meno le fonti principali di vitamine del gruppo B (soprattutto la cianocobalamina) e di vitamina D. Lo scarso apporto di vitamina D e di calcio dalla dieta predispone il soggetto all’osteoporosi. Non a caso chi segue un’alimentazione vegana appare raramente di aspetto giovanile, con riflessi rallentati, tipici di un’età più matura.

Le proteine – Essere vegani e sostenere che tale modello sia compatibile con la miglior salute possibile, significa affermare che un modello alimentare salutisticamente accettabile preveda al massimo il 10% di proteine. Se tale affermazione può essere discussa per un sedentario, è assolutamente priva di senso per uno sportivo. Avere una bassa quota proteica nell’alimentazione significa avere uno scarso recupero, aumentare le probabilità di infortunio (soprattutto muscolare) e non essere orientati a utilizzare le proteine come supporto energetico. Il vegano inoltre è spesso carente muscolarmente perché l’ipertrofia muscolare è praticamente impossibile in un tal modello alimentare.

Scelta etica?

Si potrebbe discutere all’infinito sulla scelta etica dei vegani. Se il vegetariano può sostenere che la sua vita non è penalizzata dalla sua scelta, sicuramente il vegano può farlo solo arrampicandosi sugli specchi, soprattutto se sportivo. Poiché una delle regole principali del Well-being è “ama il prossimo ma non più di te stesso”, appare assurdo penalizzare, anche di poco, la propria vita. Da scelta etica si trasforma cioè in scelta masochistica…

 

 

 

 

http://www.albanesi.it/arearossa/articoli/107vegan.htm

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