Si comincia a correre per un motivo, si continua per un obiettivo: è così anche per voi?
Quando si comincia a correre, generalmente lo si fa per un motivo ben preciso. C’è chi decide di intraprendere questo sport per dimagrire, chi per restare in forma e incrementare il proprio benessere psico-fisico, chi vuole trascorrere del tempo all’aria aperta e chi invece usa la corsa come valvola di sfogo per allentare lo stress. Tuttavia, a prescindere dai mille motivi diversi che portano ad approcciarsi a questo sport, a essere sempre uguale è il “dopo”.
Correre per un obiettivo
Una volta che si comincia a correre, infatti, e questa attività diventa parte integrante della vita quotidiana, è quasi inevitabile porsi degli obiettivi. Lo fanno un po’ tutti i runner, proprio come i professionisti. In genere l’obiettivo si identifica con una gara prevista da lì a qualche mese, con la prima maratona o con la ricerca di un primato personale su una determinata distanza. Chi, allenandosi, si pone un fine specifico, sa bene come questo fornisca la giusta motivazione per andare avanti e fare sempre del proprio meglio.
L’obiettivo finale è quello che ci spinge ad alzarci all’alba per allenarci prima di andare a lavoro, o a indossare le scarpe da corsa anche dopo una giornata lunga e stancante. Gli obiettivi favoriscono la concentrazione, consentendo al runner di focalizzarsi su quanto è necessario fare e di incanalare al meglio le risorse sia fisiche che mentali. Tenendo ben a mente quanto ci si è proposti, si riesce anche a pianificare meglio l’allenamento, organizzandolo secondo le proprie esigenze ma in maniera funzionale al traguardo.
Essere realistici
Gli obiettivi possono essere molteplici, ma nel porseli è fondamentale essere realistici. Porsi traguardi impossibili per le proprie capacità e la propria esperienza non porta da nessuna parte, anzi, spesso fa in modo che ci si scoraggi e si molli tutto. Senza contare il rischio concreto di infortunarsi anche in maniera seria. Gli obiettivi devono dunque essere alla nostra portata ma anche ben distribuiti nel tempo, alternando periodi di allenamento intensivo a periodi di attività moderata. Il modo migliore per organizzare gli allenamenti è quello di procedere per macrocicli che riguardano sia la durata delle varie sessioni, sia la loro intensità.
Organizzare l’allenamento in macrocicli
A sua volta, ogni macrociclo è formato da più microcicli durante i quali vanno considerati anche i periodi di carico e di scarico. Facendo un esempio, di solito un podista ci mette dalle nove alle dodici settimane per essere pronto ad affrontare una maratona. Se è sufficientemente avveduto, il suo allenamento è accuratamente pianificato e comprende tre macrocicli.
Il primo è quello che funge da introduzione, poiché è importante fare il punto della situazione, testando la base organica e la resistenza generale. In questa fase si corre con l’obiettivo di mettersi alla prova, prendendo nota delle distanze coperte e delle tempistiche. Il secondo macrociclo, invece, punta tutto sul potenziamento: a tal fine, è fondamentale introdurre prove di intensità crescente. Il terzo macrociclo infine è quello di rifinitura, quando cioè si presta attenzione ai dettagli, si fanno le prove generali della gara e si mettono a punto tecniche e strategie. Solo una sapiente organizzazione, infatti, permetterà di raggiungere il proprio obiettivo.
Il Team di RunningMania
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