Si è tenuto oggi al Salone d’Onore il convegno “Lotta al Doping: peculiarità normative e strategie di contrasto. Aspetti giuridici ed operativi”. La prima parte dell’approfondimento, moderato dal Vice Segretario Generale, Carlo Mornati è stata aperta dal saluto del Presidente del CONI, Giovanni Malagò, che ha ringraziato i relatori intervenuti, allargando l’orizzonte sulle strategie e sulle prospettive future del settore, oltre a chiarire molti aspetti legati a recenti episodi di cronaca sportiva.
“Ognuno di noi ha un serbatoio di credibilità, che nasce alla storia che ha alle spalle. Tra un anno non dovrò essere qui a parlare delle stesse cose perché vorrebbe dire che quello che mi sono promesso di fare non è andato a buon fine. Intorno al tavolo ci sono gli stakeholder di questo mondo. Penso che il gruppo di lavoro debba essere integrato con qualche, nuova professionalità dal curriculum indiscutibile ma voglio ricordare che cosa ho fatto da quando sono stato eletto su questa materia: se non avessi voluto problemi avrei potuto confermare i professionisti che si occupavano della materia ai vertici delle Commissioni. Eppure ho cambiato, scegliendo i curriculum, non per conoscenza. Non ho rapporti di alcun tipo con loro e questo testimonia come questo organo sia autonomo, sicuramente non subisce condizionamenti da parte mia: non ha e non deve avere nessun rapporto di collegamento con il CONI. Ho preso due premi importanti negli ultimi giorni, l’August e Marie Krogh e il Laurentum, sulla cultura sportiva, sull’incidenza del nostro movimento a livello sociale. Sto aggredendo i problemi, credo queste siano dimostrazioni. E sono sincero: non nego che sto vivendo un dramma per la situazione di Carolina Kostner. Le sono affezionato, la soddisfazione più bella, dopo le medaglie di Federica Pellegrini, è stato il suo podio a Sochi. Non posso esprimerle solidarietà e mi rammarico profondamente di questo, mi hanno detto che è sconsigliabile perché potrei essere equivocato. La Procura chiede 4 anni e 3 mesi: sono stato contestato per questa decisione. Lo ritengo ingiusto. Perché quel che dice la WADA è illuminante, fino al 31 dicembre 2014 il regolamento impone questo. Dal 1° gennaio 2015 questo discorso cambierà, in base alle norme approvate nell’ultima Giunta. Da cittadino posso dire che è ingiusto, da Presidente del CONI devo rimanere in silenzio. Ma la colpa del CONI qual è? Aver rispettato i regolamenti. Questo per dire quanto è complicato gestire certe situazioni. E bisogna giudicare la governance del CONI dal giorno delle elezioni del 19 febbraio 2013 a oggi, non si può fare commistione con il passato. Avevo promesso di cambiare la giustizia sportiva e l’ho fatto, ci è riconosciuto. Al prossimo convegno inviterò altri, per dimostrare che c’è disponibilità al contradditorio e alla critica”.
L’introduzione di Malagò ha preceduto l’intervento di Tammaro Maiello, Procuratore Capo della Procura Antidoping del CONI, Vice Procuratore Generale della Corte dei Conti. “La Procura è una grande squadra, che cerca di svolgere al meglio il proprio compito. La normativa internazionale di contrasto al doping si prefigge di garantire credibilità delle manifestazioni e la salute dell’atleta. Il fenomeno si contrasta, in Italia, con due azioni: penale e sportiva. La struttura del CONI NADO è composta da Comitato Controlli, Comitato Esenzioni a Fini Terapeutici, l’Ufficio di Procura Antidoping, e il Tribunale Nazionale Antidoping. La Procura è composta da un Procuratore, un vice e 7 Procuratori. L’azione di contrasto passa da un’attività di indagine statica e da un’attività dinamica, in particolare per il traffico o tentato traffico di sostanze (2.7) e per la somministrazione, anche tentata, di metodi proibiti o incoraggiamento, assistenza e complicità nella violazione (2.8). Indispensabile l’interazione con le Procure della Repubblica e con i NAS: non possiamo agire solo sul sentito dire, dobbiamo acquisire dati certi, a partire da quelli ostensivi (verbali sequestro, interrogatori, intercettazioni). Anche le Procure della Repubblica chiedono atti all’UPA, anche perché spesso la giustizia sportiva arriva prima del penale. Abbiamo valorizzato tecniche di audizione: prima l’atleta veniva e raccontava la sua versione. Oggi vengono preparate domande circostanziate, sulla base della lettura approfondita degli atti. In questo ambito abbiamo utilizzato anche l’uso del questionario con persone all’estero. Capitolo deferimenti. C’è chi dice che la giustizia è lenta, ma non possiamo fare un lavoro sommario. Dal 1° luglio 2013 al 30 giugno 2014 sono stati disposti 116 deferimenti, negli ultimi 5 mesi ben 103. Non si persegue solo il campione affermato ma anche il soggetto che va nelle palestre, per dare un messaggio diverso. Il doping non si combatte solo con l’aspetto sanzionatorio ma anche con quello preventivo. Chi fa l’atleta deve conoscere le regole, la normativa antidoping. Ed è decisiva anche l’attività di informazione e il coinvolgimento dei giovani per far conoscere i danni che procura il doping alla salute. Non ci dobbiamo giudicare in modo autoreferenziale ma siamo soddisfatti perché ci mettiamo massima serietà e massimo impegno”.
Il convegno è proseguito con la relazione del Generale Cosimo Piccinno, Comandante del Comando dei Carabinieri per la tutela della salute, che ha illustrato l’attività del NAS nel contrasto al doping. “Grazie al CONI per l’invito, quest’anno abbiamo fatto 200 anni della nostra attività generale ma la nostra sezione ha 52 anni e dipende dal Ministero della salute e consta di 38 nuclei sparsi per l’Italia. Abbiamo un reparto centrale, ci occupiamo in particolare dell’antidoping e della farmaceutica attraverso una forte cooperazione internazionale. Ci preoccupa il dato in crescita legato ai medicinali illegali contraffatti, anche attraverso la vendita dei farmaci on-line. Dietro la filiera dei farmaci contraffatti c’è la criminalità perché i ricavi sono enormi. Un euro investito su uno stupefacente rende 16 volte, sui farmaci 2500. Il giro d’affari accertato è di 50 miliardi l’anno. Il doping è reato penale che nuove gravemente alla salute, è il lato oscuro dello sport. La legge 376/2000 istituisce la CVD, nel 2008 ci iniziamo a occupare di doping e solo nel 2011 nominiamo un esponente nella commissione. Oggi le pianificazione dei controlli avviene con scelta mirata, dal gennaio 2013 grazie all’attività di militari qualificati con master “ispettore investigativo antidoping”. Questi i dati: 4397 denunciati, 612 arrestati, oltre 2 milioni e mezzo di fiale sequestrate. Con indicazione dei NAS la percentuale di positivi sale dal 2% a circa il 13%, vuol dire fare attività di intelligence. La nostra presenza nelle competizioni funziona da deterrente. E’ necessario fare controcomunicazione, anche attraverso incontri con le scuole, pubblicazioni specialistiche, partendo dalla conoscenza dei fatti”.
Roberto Cucchiari, Procuratore aggiunto della Procura della Repubblica di Roma, ha parlato dell’organizzazione dell’organo di appartenenza e dell’evoluzione dei riferimenti normativi legati all’antidoping. “Prima della legge del 2000 ci sono stati riferimenti antecedenti, con una crescita esponenziale di interesse, stimolato anche dalle Federazioni Internazionali, integrato da tentativi di armonizzazione. Molte delle sostanze dopanti nascono con finalità terapeutica all’insorgenza di patologie. E’ fondamentale l’interazione con l’Ufficio di Procura Antidoping, con le forze di polizia e con ogni altro organismo istituzionale. La Procura di Roma è divisa in 14 gruppi specializzati. La materia del doping è trattata in modo specifico, con un Procuratore e 7 sostituti. Ci si avvale della collaborazione dei NAS dei Carabinieri”.
Massimiliano Rosolino, campione olimpico di nuoto, invece ha portato il suo contributo da atleta. “Per uno di noi la cosa più bella è ricevere la visita di chi fa i controlli, sinonimo di serietà e credibilità. Si deve lavorare sulla sensibilizzazione, va promosso lo sport pulito. Bisogna educare i giovani a mangiare bene, ad allenarsi con spirito di sacrificio e applicazione, a credere nel fair play. E’ un peccato raggiungere un obiettivo e non esserne orgoglioso. In Italia siamo molto severi, l’ultimo episodio del nuotatore cinese ci fa capire che serve un’armonizzazione internazionale. Bisognerebbe fare l’antidoping subito dopo la gara, rinviando al giorno successivo la premiazione”.
L’argomento del convegno è stato quindi affrontato dal punto di vista di Carlo Polidori, Presidente della I Sezione del TNA. “Ci occupiamo di repressione ma ho voluto incentrare il mio intervento sulla deterrenza e sull’informazione. Gli organi della giustizia devono parlare attraverso decisioni, non in altro modo. Non ci occupiamo solo degli atleti trovati positivi, anzi, quelle sono fattispecie semplici. Ringrazio la Procura per il suo lavoro. Non c’è automatismo tra deferimento e irrogazione sanzione. Ci occupiamo anche dei non tesserati, con tematiche complesse, delicata attività di indagine gravata dall’onere della prova. Nelle nostre sentenze abbiamo iniziato a rimarcare la scarsa cultura che c’è in Italia sul fenomeno del doping. Abbiamo raddoppiato l’organico della prima sezione del TNA perché i numeri raggiunti sono insostenibili per chi si occupa di questa attività come incarico stragiudiziale. Al momento però è una missione: ho 2 figli e gli vorrei lasciare un mondo dove si possa correre ad armi pari. Occorre massima severità da parte degli organismi vigilanti e non solo da quelli controllanti. La diffusione del fenomeno è enorme”. Luigi Fumagalli, Presidente II Sezione TNA, si è invece soffermato sui rapporti tra gli organi nazionali e la giustizia sovranazionale sul tema doping. “ Il Codice mondiale WADA è il faro illuminante. Si è ritenuto fosse un valore aggiunto avere una normativa unificata: per questo viene nel nostro sistema viene integrata anche l’evoluzione di questo strumento. E’ importante la divisione tra atleti di interesse nazionale e quelli di livello internazionale. E’ previsto l’appello al TAS nel secondo caso. Il CONI ha deciso di concedere comunque questa possibilità a tutti gli atleti. Interessante il caso della pattinatrice tedesca Pechstein: l’atleta ritiene che la squalifica non dovesse essere inflitta, ha citato l’organo nazionale e la Federazione Internazionale, chiedendo risarcimento del danno alla giustizia ordinaria. Il Tribunale di Monaco ha respinto la domanda ma criticando pesantemente l’ordinamento sportivo internazionale”.
Marco Bernardi, Presidente Commissione Antidoping CIP, ha infine chiuso la sessione mattutina parlando dei numeri in crescita da parte del movimento paralimpico. “Anche in questo mondo esiste il doping, la grande differenza che intercorre tra le varie disabilità determina la complessità del fenomeno all’interno del movimento”.
LA SECONDA PARTE
La sessione pomeridiana, moderata dal Segretario Generale del CONI, Roberto Fabbricini, è stata aperta dall’intervento di Lucio Nobili, Presidente del Comitato Controlli.
“Il nostro organo provvede alla pianificazione e alla distribuzione dei controlli, durante e fuori le competizioni. Può anche disporre controlli a sorpresa o su convocazione. E’ uno strumento di prevenzione e di controllo. Decisivo l’utilizzo di ADAMS, sistema informatico online di gestione e amministrazione ideato e sviluppato dalla Agenzia Mondiale Antidoping (WADA), che consente l’utilizzo di un sistema unitario, a livello nazionale ed internazionale, di gestione delle informazioni sulla reperibilità degli atleti (i cosidetti “whereabouts”), così come la razionalizzazione dei controlli mirati attraverso lo strumento della verifica nel database dello storico delle sessioni di prelievo già effettuate da altre organizzazioni antidoping sullo stesso atleta e la possibilità di attuare un sistema di passaporto biologico degli atleti”. Luigi Frati, Presidente del Comitato Esenzione ai Fini Terapeutici, ha illustrato invece l’attività dell’altra struttura antidoping del CONI. “Il CEFT segue ovviamente le regole internazionali. Il criterio generale prevede che i farmaci somministrati siano strettamente correlati alla patologia e la nostra struttura certifica l’appropriatezza della terapia. Il problema consta nel rimanere all’interno delle regole e in questo senso utilizziamo massimo rigore. Non autorizziamo a gareggiare al termine del presunto effetto della terapia. L’esenzione va chiesta prima, se esiste emergenza si valuta di caso in caso la richiesta”.
Massimo Casciello, Presidente della Commissione per la vigilanza ed il controllo sul doping e per la tutela della salute nelle attività sportive, ha sottolineato i contenuti della mission della propria struttura. “L’obiettivo è vedere come viene vissuto il problema di salute dei cittadini e contrastare contestualmente il fenomeno del doping nelle gare sportive. Fare formazione e informazione verso la popolazione anche attraverso le nuove forme di comunicazione, perché solo attraverso un’adeguata promozione si può raggiungere il risultato che ci prefiggiamo. Abbiamo fatto studi con il Ministero Superiore della Sanità, per valutare i componenti degli integratori in commercio e per tutelare, ovviamente, i cittadini. Finanziamo attività di ricerca: 1390 atleti controllati nel 2013”.
Maurizio Casasco, Presidente della Federazione Italiana Medico Sportiva, ha invece presentato in modo esaustivo l’attività condotta dalla FMSI. “Il ruolo della nostra Federazione viene esercitato grazie alla professionalità di tutti i professionisti che operano nel nostro ambito. Voglio ringraziare tutte le componenti che fanno parte della struttura antidoping. La CEFT è importantissima, è rigorosa, è il vero snodo – presente e futuro – dell’antidoping. Sono felice anche della presenza dei NAS accanto ai DCO. La FMSI è nata nel 1929, annovera 5 mila soci. Tuteliamo la salute e garantiamo l’educazione alla salute di chi pratica attività sportiva. Selezione molta dura per ottenere la qualifica di DCO, con sottoscrizione di un codice etico specifico: è previsto un turn-over tra loro nell’attività di controllo. Dal 2006 sono cambiate le cose. A Torino 2006 furono 62 i nostri medici impegnati, ottenendo zero non conformità. Siamo orgogliosi e voglio sottolineare che, nell’ambito delle nostre competenze, utilizzare ADAMS è un vantaggio clamoroso. Si può andare a recuperare l’atleta, sapere dove è. Devo ringraziare Malagò che è intervenuto con lo Stato per consentirne l’utilizzo. Superare il concetto di privacy in questo ambito è un mezzo fondamentale”.
Gualtiero Ricciardi, Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità, ha illustrato le attività dell’organismo attualmente presieduto. “Operiamo attraverso attività di vigilanza,che avviene in diversi ambiti, da quelli minori a quelli professionistici. Controlliamo che i Laboratori soddisfino i requisiti minimi previsti e collaboriamo anche alle attività della CVD. Cerchiamo di agire anche sulla sensibilizzazione relativa all’assunzione dei farmaci, con una mappatura nazionale dell’offerta e un’analisi sui prodotti, in collaborazione con i NAS. La nostra azione consiste anche nello sviluppare campagne di sensibilizzazione sull’argomento, cercando di promuovere modelli virtuosi. Siamo a disposizione dei cittadini, per un’interazione efficace al fine della prevenzione”.
Francesco Botrè, Direttore del Laboratorio Antidoping di Roma, con un brillante intervento ha toccato i punti nevralgici legati all’attività della struttura. “Scienza è magia che funziona, diceva Vonnegut. Ancora di più se al servizio dello sport pulito. Il programma mondiale antidoping si struttura su 3 livelli, i primi due sono obbligatori, il terzo contempla modelli di buona pratica. Nei primi 2 modelli ci sono gli standard sulla lista delle sostanze proibite. Nel Comitato dei controlli di questa lista ci sono anche io, siamo solo 2 appartenenti ai Laboratori (anche quello di Colonia). Sinonimo di riconoscimento del nostro lavoro, anche in riferimento all’individuazione delle nuove sostanze. Oggi sono oltre 400, erano 250 a fine secolo, 10-20 negli anni ’60. Il laboratorio di Roma è stato riaccreditato dal 1999. Competenza, autonomia e tracciabilità sono i criteri di valutazione delle prestazioni: ci supervisionano l’Istituto Superiore di Sanità, l’Ente nazionale di accreditamento e poi la WADA. Dati statistici: nel 2013 l’indice di positività del Laboratorio è stato pari al 2,83%, contro il 2,21% mondiale, e anche i rapporti campioni analizzati/risorse disponibili, prodotti ricerca/risorse disponibili sono di gran lunga superiori alla media mondiale. Abbiamo portato all’attività un contributo rilevante nell’ambito dello sviluppo di metodi di pretrattamento del campione con l’utilizzo del microonde, miglioramento del metodo per il rilevamento del doping da eritropoietina, sviluppo di metodi applicabili sia sangue sia urina per doping da ormoni”.Damiano Tommasi, Presidente Associazione Italiana Calciatori, ha analizzato il problema da ex atleta e da dirigente. “I problemi nascono dalla superficialità nell’utilizzo dei farmaci, dalla troppa fiducia in certi sistemi, figli di una cultura errata. Il nostro compito da dirigenti, di formare sempre più. M riferisco anche al rapporto con i medici, dell’RTP. Una medaglia non pulita deve diventare una penalizzazione. So quanto sia difficile rinunciare a una competizione, ma la salute viene prima di tutto e sono felice che ci sia chi ha rinunciato a giocare per evitare i rischi delle infiltrazioni”.
LA CONCLUSIONE
La terza e ultima parte del convegno si è aperta con l’intervento dell’Avvocato Gambino, in merito all’uscita della nuova rivista di Diritto Sportivo del CONI. “Avrà impostazione giuridica ma è aperta anche ad altri contributi. L’idea è di farne uno strumento consultivo, per recuperare anche un dialogo con tutto il mondo sportivo”. Il Capo Ufficio Stampa e Comunicazione del CONI, Danilo di Tommaso, ha quindi illustrato gli aspetti della comunicazione legata al doping. “Compito inderogabile, come da norme sportive antidoping, è quello legato alla divulgazione di alcune notizie: all’interno del manuale l’indirizzo del sito CONI è citato 11 volte. L’autorevolezza della norma, una volta approvata dalla Giunta, è legittimata dalla pubblicazione sul sito ufficiale. La parte più importante è legata alla comunicazione dei dispositivi dei tribunali, senza dimenticare la pubblicità data alla sospensione dei termini processuali”.
Luigi Ferrajolo, Presidente USSI e componente del Comitato Controlli CONI ha invece parlato della nuova esperienza professionale. “Per 40 anni ho dato caccia alla notizia, oggi se mi capita devo far finta di niente. E’ una violenza che faccio a me stesso, ma è un ruolo cui devo adattarmi con responsabilità. Vedere l’argomento dall’altra prospettiva aiuta però a comprendere meglio certe dinamiche”. Giovanni Bruno, Direttore Sky Sport e anch’egli componente del Comitato Controlli, è sulla stessa lunghezza d’onda. “Siamo all’interno di un meccanismo efficace, che svolge un lavoro laborioso e preciso. Sono entrato a far parte di qualcosa che ho sempre visto dall’altra parte. Studiamo molto di più gli atleti, grazie alle conoscenze del mondo sportivo, dell’attualità”. Malagò ha chiuso i lavori, ricordando che ci sarà un nuovo incontro aperto ad altri interventi e sottolineando l’importanza di un confronto costante finalizzato al miglioramento costante del modello antidoping.