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Jogger che diventano runner, tutti i segreti

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Il passaggio da jogger a runner non è semplice né indolore, ma è possibile e regala grandi soddisfazioni!

La differenza tra jogger e runner è netta e facilmente percepibile non solo dagli addetti ai lavori. Quello che non è chiaro a molti, tuttavia, è se dalla condizione di jogger si possa ambire a raggiungere quella di runner, ottenendo quindi qualcosa di più dal proprio corpo e dalle proprie prestazioni. Passare dalla condizione di jogger al titolo di runner non solo è possibile, ma è anche auspicabile. Ovviamente ci sono diversi suggerimenti da mettere in atto, ma su tutti vige la straordinaria importanza della respirazione – fondamentale per il runner – e la capacità di darsi, e rispettare, degli obiettivi agonistici. Ma quali sono le differenze principali tra jogger e runner? Possiamo affermare che il primo è un corridore tutto sommato tranquillo, il cui scopo sostanzialmente è quello di correre per un’ora a ritmo di CRF (la cosiddetta “corsa con respirazione facile”) su percorsi pianeggianti. Il runner è molto meno “tranquillo”, nel senso che punta molto di più sulla velocità, ama darsi degli obiettivi a lungo o a breve termine e punta a raggiungerli in fretta per poter poi passare agli obiettivi successivi.

Non solo, perché rispetto al jogger, il runner tendenzialmente corre molto di più, e soprattutto deve farlo per mantenere stabili le sue prestazioni (cosa che non interessa granché al jogger, le cui prestazioni restano sostanzialmente invariate nel tempo, per quanto non di rado incrementi ritmo e velocità, aumentando il tempo di corsa). Per avere a tutti gli effetti accesso al titolo di runner, dunque, il jogger deve innanzi tutto correre per sessanta minuti almeno tre volte alla settimana per almeno un mese. È preferibile inoltre che uno di questi tre allenamenti avvenga su un terreno quanto meno collinare, che presenti cioè anche qualche blanda salita. A questo punto di certo l’atleta potrà cominciare a fregiarsi del nome di runner, ma perché lo diventi davvero occorre fare qualche step in più. Per esempio occorre procedere a un’accurata pianificazione degli obiettivi e all’elaborazione di una tabella di marcia e di allenamento volta al raggiungimento degli stessi.

La capacità di darsi continuamente degli obiettivi realizzabili è tipica della mentalità del runner, e dunque è la prima caratteristica da “copiargli”, visto che solo in questo modo si può capire effettivamente come ragiona un atleta di questo tipo. Come sottolineato, gli obiettivi devono essere razionali, ovvero accuratamente ragionati e ritenuti tutto sommato raggiungibili (seppur a prezzo di duri allenamenti, sacrificio e fatica) in base al proprio livello di preparazione e ai propri impegni. Il neo runner che pensa subito a correre la maratona, invece, sbaglia: non si può prendere la laurea prima di aver conseguito la maturità, e allo stesso modo è sbagliatissimo darsi obiettivi impossibili solo perché lo fanno gli altri, i “veri” runner. Quando si passa – o si vorrebbe passare – dalla condizione di jogger a quella di runner, invece, il primo obiettivo cui aspirare dovrebbe essere quello di riuscire a correre una buona 10K. Ed è proprio a questo obiettivo che bisogna consacrare allenamenti e tabella di marcia, rimandando al futuro prossimi aspirazioni più ambiziose, del tutto legittime.

 

 

Il Team di RunningMania