Siamo ben lontani dall’inizio del campionato di Serie A ma quel che si deciderà a cominciare da settembre, in realtà, ha le sue basi in questa calda e torrida estate quando i top club mondiali, ivi compresi quelli di Serie A, si radunano per i ritiri estivi e per la fase preparativa della stagione, probabilmente il momento decisivo per ognuno, prima che comincino ad entrare in gioco altre varianti ed altri dettagli che non prescindono di certo da quel lavoro che viene svolto in estate.
La curiosità, in questo momento, è legata soprattutto ai cambiamenti che ci sono stati: tra Juve, Napoli, Inter e Milan tre di queste hanno cambiato guida tecnica, solo gli azzurri hanno confermato al timone Carlo Ancelotti. La curiosità, dicevamo, è tanta.
Per capire come giocheranno i top team di A, è necessario preventivamente chiedersi come si allenano e come si alleneranno in futuro. Siamo qui per scoprirlo. A cominciare dalla Juventus, favorita assoluta alla conquista dello scudetto, che ha voluto fortemente Maurizio Sarri, fresco vincitore della Europa League e reduce dal triennio sarrista a Napoli. La speranza per la Vecchia Signora è quella di trovare una identità di gioco ben precisa e un collaudo quanto prima.
Maurizio Sarri fin dai tempi di Empoli è noto per la maniacalità del suo metodo di lavoro. Probabilmente stiamo parlando del miglior allenatore per la preparazione della partita: sei giorni su sette, insomma, Sarri fa scuola. Non è un caso che la sua tesi di qualifica e abilitazione al ruolo che ricopre oggi, discussa nel lontano 2006 a Coverciano, abbia come titolo “La preparazione settimanale della partita”. Si comincia il lunedì, con una mezza giornata di riposo che di riposo non ha nulla: è il giorno delle analisi delle partite precedenti, un metodo correttivo, il martedì è il momento della tabella tattica e di programmazione per i restanti quattro giorni, mentre nel pomeriggio comincia un lavoro prettamente fisico. Due allenamenti, mattina e pomeriggio, il mercoledì doppia seduta, dapprima con una attenzione esclusivamente fisica, poi gioco, tanto gioco con la palla. Dal giovedì al sabato attenzione ad ogni fase del campo, con impressioni e confronti con i giocatori, anche individualmente. Tanto gioco con la palla, lavoro su errori e ovviamente imprescindibile la presenza del drone, in particolar modo per curare la fase difensiva.
E da Maurizio Sarri ha appreso, tanto, Marco Giampaolo, novello allenatore del Milan chiamato a riportare i rossoneri su livelli quantomeno accettabili per un club dalla storia gloriosa. Giampaolo è il maestro del dettaglio e della meticolosità: se una sua squadra vi pare fin troppo alla ricerca della perfezione, in ogni zona del campo, fino a sembrarvi eccessiva, allora è chiaro che con uno studioso di calcio come Giampaolo non andrete d’accordo. Al centro dell’allenamento c’è l’idea, quella di costruire qualcosa: attenzione praticamente maniacale alla linea difensiva, possesso palla, lavoro fisico, flessibilità ed elasticità distribuita nel corso della settimana. E ancora l’analisi ossessiva dell’avversario, lo studio continuo e l’applicazione delle idee: tutti elementi che fanno di Giampaolo un allenatore moderno ed un grande, preparatissimo demiurgo del calcio.
Il Napoli, con Carlo Ancelotti, quest’anno è chiamato a confermare quanto di buono fatto lo scorso anno ed evitare errori commessi che hanno rallentato e non poco gli azzurri. Con Ancelotti, da un punto di vista preparatorio, si è in una botte di ferro. Si lavora, quando c’è Carletto, con un vero camaleonte del calcio, capace di sapersi adattare sempre in ogni condizione e di spingere i suoi a fare altrettanto. Famoso per i suoi moduli, in particolar modo per l’albero di Natale, celebre dai tempi del Milan, Ancelotti è anche un cultore del classico lavoro all’italiana, coordinato da un ottimo apporto tecnologico secondo le più moderne attrezzature: cronometri, sedute a tempo, lavoro con la palla e tanta attenzione ai singoli reparti, dalla difesa all’attacco. Per finire, almeno nel ritiro di Dimaro, vasca di sabbia per scaricare e ricaricare le energie.
Giungiamo, infine, ad Antonio Conte, anch’egli chiamato a riscattare l’Inter e a riportarla in alto, magari a vincere qualcosa. Conte si è saputo imporre, negli anni, come uno dei migliori allenatori italiani, un tecnico capace di fare della cultura del lavoro e del sacrificio il vero mantra di ogni sua squadra, dal Bari alla Juve alla Nazionale al Chelsea ed oggi all’Inter. Testa bassa e pedalare, storicamente è questo il motto del tecnico pugliese. Zero distrazioni, allenamenti blindati, monitoraggio di ogni singolo giocatore, controllo totale su cibo, intrattenimenti, internet, in alcune occasioni finanche vietato. Antonio Conte è solito controllare tutto, le sue sedute sono note soprattutto per la loro durezza. Si dà tutto, così come in campo la domenica. Ma prima, ovviamente, si pedala: l’unico modo che, anche da Appiano Gentile, capiranno presto i nerazzurri.