Secondo alcune ricerche riguardo la resilienza applicata alle prestazioni sportive, la fatica sarebbe una questione più mentale che fisica. Ecco tutti i dettagli.
È il fisico o la mente a decidere che non ce la facciamo più durante una gara o una sessione di allenamento? Ha provato a fornire una risposta a questa domanda il ricercatore italiano Samuele Marcora, della School of Sport and Exercise Sciences di Kent, in un studio del 2009 intitolato “Mental fatigue impairs physical performance in humans”. I risultati hanno dimostrato che è il nostro cervello a comandare gli sforzi durante una prestazione atletica. Ciò significa che quando è la testa a dire stop, si è più inclini a “mollare” rispetto a quando si è soltanto stanchi fisicamente. Ciò spiegherebbe anche le grandi imprese degli ultra runner, capaci di correre per giorni con qualsiasi condizione meteo e con poche ore di riposo.
La mente è capace di governare il corpo
Lo studio di Marcora è rivoluzionario poiché mette in discussione il presupposto secondo il quale quando i muscoli sono esausti mandano un segnale di avvertimento al cervello per imporre lo stop. Secondo lo studioso italiano, invece, capita più spesso il contrario, ossia che il cervello dica stop molto prima che l’organismo e i muscoli non abbiano più forze per proseguire con lo sforzo fisico. Quando, ad esempio, iniziamo a ripeterci che non ce la facciamo più, probabilmente c’è ancora un buon 40% di “benzina” fisica da poter utilizzare per la performance.
Per poter dimostrare questa teoria, Marcora ha effettuato un test su dei giocatori di rubgy, atleti in genere abituati a sostenere fatica e stress. È stato richiesto loro una serie ripetuta di sforzi prolungati, intensi e massimali. I rugbisti in questione hanno abbandonato la prova molto prima di essere effettivamente stanchi a livello fisico, senza dare davvero il massimo. Ciò dimostra che è la testa che dirige il corpo e non il contrario. Alla luce di questa scoperta, quindi, è anche possibile allenare la testa a raggiungere i suoi limiti fisici reali.
La mente può fare la differenza: l’esperimento con i ciclisti
Con quanto scoperto, ovviamente non si nega il fatto che la fatica fisica esista e certamente non è solo una questione mentale. Ciò che si può concludere dallo studio, però, è che è la mente a fare la differenza quando occorre raggiungere i propri limiti fisici.
Questa ipotesi è confermata anche da un altro studio, condotto dal dottor Kevin Thompson dell’Università della Northumbria. Il ricercatore ha eseguito un test su dei ciclisti, chiedendo loro di eseguire una serie di sforzi massimi con una cyclette per poter stabilire il loro massimo livello di prestazione. Ha poi chiesto di ripetere la medesima prova facendoli “gareggiare” con dei ciclisti virtuali su uno schermo, che procedevano con un’andatura uguale o più veloce della loro. È stato osservato che i ciclisti che si sfidavano con gli atleti virtuali più veloci riuscivano ad andare ben oltre il proprio limite massimo, con incrementi della velocità media sino al 2%. Una percentuale notevole per questa disciplina.
È possibile allenare la mente a sopportare la fatica?
Gli studi mostrati sono solo alcuni di una vasta letteratura scientifica. Tutti sono concordi nell’affermare che esiste ancora un margine enorme nella nostra mente per poter gestire la fatica e spingere il corpo a superare di molto i propri limiti fisici. Una cosa è certa: l’unico vero “limite” è dentro la nostra testa. Gli ambiti da studiare ed esplorare sono ancora numerosi: dal ruolo delle temperature sulla fatica a quello del riposo sino a quello dell’uso delle sostanze eccitanti e stimolanti, come ad esempio il caffè.
Il Team di RunningMania
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