Il piede è un arto complesso e importantissimo, posto che svolge funzioni fondamentali quali il sostegno, l’equilibrio e la locomozione del corpo umano, nonché l’ammortizzazione dei colpi derivanti dall’appoggio a terra.
Nel running è indispensabile riservare un’attenzione particolare alle estremità inferiori, valutandone conformazione e biomeccanica. Un’accurata analisi della tipologia di appoggio del piede è essenziale non solo per apportare eventuali correzioni in caso di posture scorrette, ma anche per la scelta delle calzature adatte. Fulvio Massini, che allena maratoneti da più di trent’anni, sostiene che “Ogni runner ha una sua personale calzatura, perché ogni runner ha caratteristiche podologiche diverse”.
Per determinare la tipologia di struttura del piede e della volta plantare, nonché quella del suo appoggio, vengono eseguiti diversi test, statici (come quello dell’analisi dell’impronta) e dinamici (ossia effettuati con corsa su tapis roulant). Da qui, si determina se vi sono o meno difetti d’appoggio da correggere, quali: “eccessiva o limitata pronazione, piede piatto, cavo o equino”.Il runner “iperpronatore” si caratterizza per caricare troppo la parte interna del piede, mentre l’“eccessiva supinazione” si traduce in un’accentuata rotazione esterna del piede. Il “piede piatto” comporta un abbassamento eccessivo della volta plantare, con conseguente mancanza di tono muscolare della pianta e forti limitazioni nella corsa, mentre quello “cavo” induce a un sovraccarico di peso verso l’avampiede e può degenerare nel “piede equino”, ove la rigidità plantare è al massimo.
Nel running, il dibattito su quale sia il miglior tipo di appoggio (se con il tallone o con la punta) è sempre aperto. Tuttavia, i diversi studi condotti in materia hanno evidenziato come una corsa corretta debba avvenire con un carico equilibrato, vale a dire con un giusto e progressivo timing tra pronazione e supinazione.
Il team di RunningMania