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Qualità nel training per nuove frontiere nella corsa

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Quantità e qualità: la corsa in ogni specialità atletica è sinonimo di lunghe sessioni di training ma, anche per l’allenamento specifico, la qualità e le nuove concezioni specifiche possono divenire opportunità d’incremento per le performance degli atleti.


La considerazione specifica riguarda lo studio eseguito dall’Università di Copenaghen e si è rivolta ad atleti, nello specifico fondisti e maratoneti, per i quali è stato proposto un piano differenziato d’allenamento.
Training diversi per atleti di uguale caratura, uno studio particolareggiato alla ricerca di una diversa concezione d’allenamento per ottenere, come finalità, lo scopo di perfezionare e migliorare qualitativamente il livello performante degli atleti agendo sulla qualità d’esercizio più che sulla quantità spesa tra piste, strade e palestre.

Divisi in due gruppi differenziati, gli atleti hanno seguito diversi percorsi di training per cercare di capire se l’aumento della performance specifica risultasse importante con soluzioni legate alla quantità di chilometri percorsi o sulla qualità e la differenziazione.
Ebbene il gruppo che ha mostrato il livello d’incremento in prestazione maggiore è stato il gruppo sottoposto ad un training di fartlek appositamente studiato dagli esperti in medicina dello sport.
I ricercatori del team hanno voluto sperimentare una nuova soluzione di fartlek, ibrido scandinavo tra il classico training aerobico continuato (Steady State Training) e l’Interval training, cioè una serie di esercizi in grado di alternare differenti esercizi e intensità discontinue con la finalità di imprimere al corpo una maggiore elasticità istintiva nell’adeguamento delle diverse fatiche.
Una settimana d’esercizio ha denotato differenze anche sostanziali tra i due gruppi di atleti.

Usando una sorta di codice specifico, 30 – 20 – 10, lo staff dell’Unversità di Copenaghen ha sviluppato questo metodo concependo una triade differenziata di tempi: trenta minuti di corsa blanda, una sorta di riscaldamento non eccessivamente impegnativo, venti minuti accelerati, pur rimanendo entro intervalli d’esercizio di media velocità e dieci minuti finali di high-performance, cioè imprimendo al ritmo uno sprint improvviso e mantenuto nei minuti previsti ripetendo per tre volte la successione in ogni seduta d’allenamento.
Tutto ciò per un mese sotto controllo di training, anche se dopo la prima settimana il 30-20-10 richiesto ha aumentato di una sessione l’allenamento portando a quattro ripetizioni per seduta la selezione.

Il risultato dello studio ha dato ragione al fartlek

L’ipotesi dello studio era fondata su una supposizione ben precisa: imprimere cambi di ritmo schematizzati e ripetuti alle sessioni d’allenamento era finalizzato allo scopo di determinare una sorta di ‘imprinting’ al fisico degli atleti e dopo sette settimane di training con queste caratteristiche, gli atleti sottoposti alle sessioni di fartlek hanno denotato incrementi maggiori nella resistenza e nella velocità agonistica, incrementando nello specifico il numero di risultati in gara con incrementi anche notevoli, un vero successo per gli studiosi ma anche per atleti che oggi, in ambiti agonistici, hanno aumentato il numero di piazzamenti importanti nelle competizioni.

 

Il Team di RunningMania