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Running, imparare a correre in discesa come Mo Farah

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Un problema comune a molti runners è la progressiva perdita di efficienza meccanica: è però possibile migliorare le performance imparando a correre in discesa e seguendo i consigli di Mo Farah. 

Tutti coloro che praticano running da alcuni anni, e quindi hanno un po’ più di esperienza e conoscenze teoriche, sanno bene che allenare solo il ritmo non basta. Infatti, come spiegano molti runners professionisti, bisognerebbe curare anche l’esecuzione del gesto: questo è possibile soprattutto nei tratti in discesa, quando il dislivello richiede minore sforzo fisico e ci si può concentrare sulla falcata. Come ha raccontato Mo Farah, atleta britannico di origine somala e campione olimpico di mezzofondo, imparare a correre in discesa è utile ad arginare la progressiva perdita di efficienza meccanica, un problema comune ai podisti con l’avanzare dell’età: correre sempre allo stesso modo è deleterio e, con la riduzione dell’efficienza cardiaca, si limita anche il proprio potenziale.

Biomeccanica e prestazioni

Quando si parla di efficienza in relazione alle proprie performance si deve fare riferimento alla biomeccanica applicata allo sport che, tenendo presente l’invecchiamento fisiologico dell’atleta, studia i rimedi per evitare uno scadimento improvviso delle prestazioni e allungare la “vita agonistica” del runner. Infatti, secondo gli esperti di biomeccanica, sono necessari pochi accorgimenti per cambiare il modo di correre e ottimizzare i propri gesti, specie durante la falcata. La tendenza di molti podisti è quella di prediligere un passo corto e che sollecita meno i muscoli: tuttavia, è importante correre velocemente e una leggera discesa può aiutare da questo punto di vista. Lo stesso Mo Farah ha più volte illustrato i benefici per l’efficienza meccanica quando ci si allena anche su percorsi dalla moderata pendenza (2-3%).

Allenarsi in discesa

Come si era detto all’inizio, concentrarsi sulla gestione del ritmo non basta. Alle sedute che prevedono una corsa in salita andrebbero affiancate sessioni di training in discesa: un dislivello non impegnativo (ad esempio un falsopiano) aiuta a mantenere un ritmo costante e ad allungare la falcata di alcuni centimetri. Si tratta insomma di un tipo di “corsa facilitata” che, programmata almeno una volta ogni due settimane, permette di correre in modo più veloce senza particolari sforzi. Ovviamente, l’obiettivo della corsa in discesa non è il miglioramento della velocità in sé, quanto la capacità di allungare la falcata e studiare l’esecuzione dei gesti, in particolar modo la spinta sul suolo dell’avampiede.

La “corsa attiva” di Farah e Bolt

Non è solo il mezzofondista Mo Farah a sottolineare l’importanza delle sedute di “corsa facilitata” dato che anche il giamaicano Usain Bolt, il velocista più forte al mondo, consiglia di dedicarsi a questo allenamento tecnico senza preoccuparsi troppo del cronometro e prediligendo distanze brevi che consentono alla falcata di essere la più ampia possibile (nel caso degli atleti citati quasi di tre metri). Va ricordato però che correre in discesa sollecita maggiormente le tensioni muscolari a causa degli impatti accentuati sul terreno: quindi va monitorata la meccanica della propria azione, correndo in modo “attivo” e consapevole, altrimenti la componente altamente tecnica di questo esercizio verrà vanificata.

 

 

 

Il Team di RunningMania