Uno dei temi di maggiore interesse riguardo al mondo giovanile è quello legato ai carichi di lavoro e alla possibilità di “bruciare” giovani atleti esagerando con le distanze gara.
Il famoso allenatore australiano Brett Sutton, contrariamente da quanto affermato da molti, sostiene che le distanze lunghe o comunque superiori a quelle “standard” per le categorie giovanili, non sono pericolose per il futuro agonistico degli atleti. A supportare la sua tesi il tecnico australiano ha portato gli esempi di diversi campioni, da Brad Beven che a 14 anni ha conquistato un podio assoluto in una gara no draft su distanza superiore all’olimpico, passando per Lessing, Spencer Smith, arrivando a Colucci che a 17 anni ha conquistato una top 10 nell’Ironman Brasile e il secondo posto ad Embrun e adesso superati i 30 anni punta alla sua terza olimpiade. Insomma per Sutton non dovrebbero esserci limitazioni e “caricare” i giovani non porta all’abbandono precoce degli stessi o li “cuocia”.