Il ferro, costituente fondamentale dell’emoglobina all’interno dei globuli rossi, ha il compito di prelevare l’ossigeno dai polmoni e di trasportarlo nel sangue ai diversi tessuti dell’organismo.
“Pertanto la carenza di ferro, che oggi nel mondo affligge circa 500-600 milioni di persone, provoca anzitutto una anemia, che si manifesta con un caratteristico pallore della cute e delle mucose (labbra e congiuntive dell’occhio) dovuto alla diminuzione dell’emoglobina nei globuli rossi, e con una serie di sintomi dovuti alla ridotta disponibilità di ossigeno, come la stanchezza muscolare, l’affanno e le palpitazioni del cuore dopo sforzi anche modesti, le vertigini e la sensazione di “testa leggera”.
Tuttavia, essendo il ferro utilizzato dall’organismo anche per altre funzioni vitali, la sua mancanza può condizionare, ancora prima che l’anemia si renda evidente, la comparsa di disturbi diversi dai precedenti ma altrettanto importanti per una diagnosi precoce ed una terapia tempestiva”, ci spiega parla il Prof. Giorgio Lambertenghi Deliliers del Centro Medico Visconti di Modrone.
Anzitutto, essendo le mucose che rivestono l’apparato digerente particolarmente suscettibili alla carenza di ferro, i pazienti presentano spesso piccole ma fastidiose lesioni lineari agli angoli della bocca, e lamentano un senso di bruciore alla porzione anteriore della lingua che appare di colorito rosso vivo, e sintomi riferibili ad una gastrite atrofica come mancanza di appetito, eruttazioni e lentezza della digestione. Frequentemente viene segnalata una spiccata fragilità delle unghie e dei capelli nonchè la ricorrenza continua di episodi infettivi, soprattutto virali come l’herpes simplex, che denunciano una riduzione delle capacità di difesa dell’organismo.
Particolare interesse hanno i sintomi nervosi variabili a seconda dell’età; infatti la carenza di ferro, mentre nell’adulto condiziona disturbi della memoria e variazioni del tono dell’umore, nel bambino in età scolare rende difficoltosa l’attenzione e riduce in modo significativo la capacità di concentrazione. Di particolare interesse è l’alterazione del gusto (denominato “pica”) che spinge il paziente ad ingerire sostanze insolite quali il ghiaccio, la terra, l’argilla e l’amido. Infine anche negli atleti fisicamente più robusti, una diminuzione del rendimento sportivo può essere legato ad una mancanza di ferro a livello muscolare.
La quantità di ferro presente in un adulto normale è di circa 4 grammi di cui il 70% è contenuto nell’emoglobina dei globuli rossi ed il restante 30% è depositato come riserva nel fegato, nella milza e nel midollo osseo. Tale rapporto quantitativo viene mantenuto costante ad opera dell’intestino che, per bilanciare le perdite fisiologiche, in un giorno assorbe circa 1-2 milligrammi del ferro presente negli alimenti. Pertanto la carenza di ferro può essere la conseguenza: 1) di una eccessiva perdita di sangue in seguito ad emorragie acute (ulcere gastro-duodenali) o croniche (mestruazioni abbondanti o prolungate, emorroidi frequentemente sanguinanti); 2) di unesaurimento delle riserve utilizzate per riparare eccessive perdite o per sopperire ad aumentate richieste come in gravidanza o nei giovani durante la crescita; 3) dimalattie dello stomaco e dell’intestino che interferiscono con i processi di assorbimento del ferro; 3) ed infine di un inadeguato apporto alimentare. Quest’ultimo è forse il fattore oggi più importante, anche nel nostro paese dove apparentemente non sembrano esistere grossi problemi di nutrizione. In realtà l’abitudine a diete squilibrate conduce frequentemente ad una carenza di ferro, soprattutto nelle giovani donne dove le perdite mestruali non vengono bilanciate da un’adeguata e corretta alimentazione.
E’ evidente che la terapia della carenza di ferro deve anzitutto basarsi sulla correzione della causa determinante. Ma quando l’anemia è marcata ed i globuli rossi appaiono al microscopio piccoli, pallidi e deformati è indispensabile iniziare con rapidità un trattamento sostitutivo. Non è possibile correggere con la sola alimentazione la carenza di ferro che, nei casi più lievi, richiederebbe ad esempio l’ingestione di una bistecca di 4-5 chilogrammi al giorno! Pertanto la somministrazione di preparati medicinali contenenti sali di ferro in forma liquida o in capsule rappresenta il presidio più semplice ed anche economicamente più vantaggioso. Per ottenere un effetto rapido e duraturo il paziente deve seguire precise indicazioni che riguardano la dose giornaliera (almeno 200 milligrammi di ferro), le modalità di assunzione in rapporto ai pasti e soprattutto la durata del trattamento che deve essere sufficientemente lunga da permettere anche la ricostituzione delle riserve. Occasionalmente, quando ad esempio esistono problemi di assorbimento intestinale (come nella malattia celiaca), è invece indicata la via endovenosa che per il rischio di reazioni locali o generalizzate deve essere, almeno in fase iniziale, eseguita sotto il controllo del medico.
Silvia Trevaini
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