Contrariamente a quanto si pensava anni addietro, ormai non è più un’utopia seguire programmi d’allenamento che consentano di rimanere in forma tutto l’anno, salvo eventualmente uno o due periodi di sosta di una o due settimane.
Rimanere in forma tutto l’anno non vuol dire però essere sempre nel periodo di massima forma, ma rimanere in un intervallo che consenta prestazioni più che dignitose. Per fare un esempio, un runner che ha come massimo risultato fisiologico 16′ sui 5000 m, potrà rimanere nell’intervallo fra 16’15″ e 16’45″ per tutto l’anno, salvo avere due o tre periodi di grande forma in cui, ammesso che ci siano anche le condizioni climatiche e di gara, potrà realizzare prestazioni fra i 16′ e i 16’15″.
Realisticamente diremo che il runner è un runner da 16’15″-16’20″ sui 5000 m. L’errore comune che si commette, una volta stabilito un ottimo tempo, è che lo si considera subito come punto di partenza per un nuovo obiettivo a breve. Nel caso del nostro runner, se corre i 5000 m in 16’05″ ecco che con allenamenti duri e impegnativi pensa di poter correre nel giro di un mese in 15’45″. Nulla di più sbagliato. Dovrebbe considerare che ha corso in 16’05″ perché era già nel periodo di massima forma e che gli allenamenti duri in questo periodo non hanno altro risultato che quello di accorciare il periodo di massima forma.
La strategia corretta non è cercare un nuovo record sui 5000 m, ma provare altre distanze (per esempio i 3000 m o i 10000 m), con allenamenti leggeri e le gare come unici momenti stressanti del periodo. In questo modo un periodo di massima forma può durare il più a lungo possibile (anche tre settimane), prima di rientrare nella normalità e riprogrammare un nuovo periodo top, realisticamente non prima di due o tre mesi. Ricapitolando, per una corretta gestione degli allenamenti, ogni runner dovrebbe conoscere il proprio valore massimo e il proprio valore standard, senza fare confusione fra i due.