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Quell’incubo chiamato periostite

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L’infiammazione del periostio è sgradevole e dolorosa. Scopriamo quali sono le cause e come si cura.

Una corsa troppo lenta o troppo veloce può causare, molto spesso, l’infiammazione del periostio, la membrana che riveste i muscoli della gamba. Si parla in questo caso di periostite, uno degli incubi più ricorrenti dei runner amatoriali e professionisti. Si tratta di un disturbo fastidioso e debilitante che incide negativamente sulle prestazioni costringendo, il più delle volte, ad una pausa forzata la cui durata dipende dalla gravità dell’infiammazione. A soffrirne sono in particolar modo gli atleti alle prime armi, quelli che non hanno ancora preso dimestichezza con le insidie della corsa. Le statistiche riferiscono che la periostite è piuttosto ricorrente nel primo e nel secondo anno di allenamento e che colpisce i corridori almeno una volta nella vita. Il dolore si localizza sulla tibia, una decina di centimetri sopra la caviglia. Anche solo toccare l’area interessata dall’infiammazione fa vedere le stelle, a riprova di quanto sia fastidioso questo disturbo.

Il dolore s’inizia ad avvertire al termine dell’allenamento, ma raggiunge il culmine il giorno dopo. Nella maggior parte dei casi il periostio fa male al punto tale da rendere impossibile la corsa e costringere l’atleta a fermarsi per un periodo più o meno lungo. Talvolta, invece, quando l’infiammazione è solo superficiale, sparisce da sé nel giro di qualche giorno. Riposarsi è in ogni caso fondamentale per favorire una ripresa che sia quanto più rapida possibile. Prevenire la periostite è possibile: bisogna innanzitutto badare alle calzature che s’indossano durante l’allenamento, perché possono essere proprio esse a causarla. Il consiglio è perciò quello di sostituire le scarpe da running che hanno già corso per 800 chilometri circa, ovvero ogni sei mesi. Quelle troppo usate hanno l’intersuola secca che influisce negativamente sull’ammortizzazione e non protegge, dunque, dalle insidie degli impatti.

Al momento dell’acquisto occorre accertarsi che la scarpa sulla quale abbiamo puntato gli occhi non sia provvista di un drop eccessivamente ridotto. Ciò causerebbe un elevato dislivello tra la parte anteriore e quella posteriore, rendendo necessaria una soletta antishock di almeno 5 millimetri. Così facendo si evita di sovraccaricare e affaticare il tricipite surale. Tra le cause alla base della periostite c’è anche l’allenamento sbagliato: percorrere distanze abnormi quando non si è ancora in grado di affrontarle significa chiedere troppo ai propri muscoli e andare incontro, quasi sicuramente, ad un’infiammazione. È altrettanto pericoloso essere in sovrappeso, correre ad alto impatto, ruotare il piede verso l’interno nel momento in cui lo si appoggia al terreno e affrontare pendenze esagerate se si è alle prime armi.

La cura richiede dai 15 ai 20 giorni di riposo. Nei casi più gravi è necessario ricorrere all’aiuto del fisioterapista, ma non sempre è sufficiente. Se la periostite non passa, occorre consultare uno specialista e procedere, eventualmente, ad un intervento chirurgico che riguardi la loggia mediale della gamba. Un mese dopo l’operazione, nel momento in cui la tibia si sarà finalmente rilassata, sarà possibile riprendere gli allenamenti.

 

 

 

Il Team di RunningMania